Qualche tempo fa vi ho raccontato di quel bellissimo libro che è “Il Piccolo Principe”, ecco questa frase viene proprio da quel libro. La Volpe amica del piccolo protagonista spiega cosa sono i riti:
“Anche questa è una cosa da tempo dimenticata”, disse la volpe. “È quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza”.
Ma cosa centrano i riti?
Anche il 31 dicembre è un momento tanto speciale da essere diverso rispetto a tutti gli altri giorni dell’anno, un passaggio tanto importante da essere denso di riti. Ci sono tantissime tradizioni che accompagnano il capodanno. Ad esempio al centro-sud si usa buttare le cose vecchie dalla finestra per fare spazio a quelle nuove, oppure buttare “cocci vecchi” come per buttare via tutto ciò che di brutto e doloroso abbiamo vissuto durante l’anno passato.
Io non ho mai amato troppo questa tradizione, a parte il notevole disagio di passeggiare dovendo schivare piatti e televisori che volano via dalle finestre, ho sempre pensato che nella vita non si butta via niente! No, non è questione di essere accumulatori seriali ma piuttosto credere che tutto quello che ci è successo nell’anno precedente, bello o brutto che sia, può essere una ricchezza per noi ed entrare a far parte del nostro bagaglio di esperienza.
Chi conosce noi del POG sa bene quanto teniamo a questo discorso! Un fallimento, un limite, un problema, un dolore vissuto nel 2016 può essere motivo di riscatto per il 2017.
Quando entriamo in aula con i ragazzi ci troviamo spesso a dirgli che la via della formazione spesso passa per la via del fallimento: “C’è sempre nel cammino di una vita una caduta da cavallo, un incontro con la terra, un faccia a faccia con lo spigolo duro del reale. Perché possiamo incontrare la verità dei nostri desiderio è spesso necessario smarrirsi, fallire, perdersi”.
Allora se ho “scassato” la lavatrice io non la voglio lanciare dalla finestra! Me la voglio tenere proprio in salotto per guardare come ho fatto a romperla così da non rifarlo più. Oppure farmi aiutare a ripararla e se proprio è impossibile magari proverò a riciclarne qualche pezzo.
Questo nuovo inizio è un buon momento per fare un’analisi di quello è stato e ricalcolare il percorso, fermarci bussola in mano e puntare la rotta verso i nostri desideri. Su Facebook il primo gennaio girava un bellissimo post: “365 nuovi giorni. 365 nuove opportunità”… mi pare un pensiero bellissimo per riprendere il nostro viaggio.