“Tutti i bambini sono degli artisti. Il problema è come rimanere un artista, una volta che siamo cresciuti“
(Picasso)
Picasso sosteneva che tutti i bambini nascono con una creatività artistica innata. Poi inesorabilmente diventano adulti, e perdono questa creatività.
La stessa ricerca mostra che una volta che i bambini entrano a scuola e continuano a crescere e diventano adulti, il lato creativo del loro cervello viene utilizzato sempre meno.
Ora, è importante chiederci, come arrivano a questo?
La risposta ce la fornisce Ken Robinson, educatore e divulgatore inglese di fama mondiale, sostenendo che l’attuale sistema educativo/scolastico, non supporta la creatività, anzi: la uccide (“We are educating people out of their creativity”, stiamo educando le persone al di fuori della loro creatività).
Continua dicendo che il sistema scolastico è strutturato proprio per fare in modo di neutralizzare la creatività e omologare le menti dei bambini in funzione delle esigenze del mercato lavorativo. Robinson sottolinea il valore della diversità fra le persone, fra le diverse personalità e per spiegare questo prende ad esempio i bambini.
Si chiede perché nel sistema scolastico non vengano sviluppate in maniera approfondita le attitudini artistiche, la creatività e l’accettazione dell’errore umano, ma si tenda a creare una massa di uomini-chupa chups (tutta testa ma con un “corpo” pressoché assente semplicemente utilizzato da sostegno).
Il problema alla base dei moderni sistemi di istruzione è che tendono ad ignorare la moltitudine di tipologie di intelligenza umana. Se non otteniamo il meglio dai nostri figli e da noi stessi, dice Robinson, è perché fin dalla prima elementare li educhiamo ad essere bravi lavoratori invece che pensatori creativi.
Non solo, secondo Robinson la prima cosa non esclude la seconda: essere un buon lavoratore non richiede necessariamente condannare la propria creatività all’oblio.
Il fatto più grave è che in questo modo gli studenti con menti o corpi irrequieti vengono riprogrammati per ignorare o azzerare le loro naturali curiosità ed energie per adattarsi a un sistema che non premia chi usa espressioni di intelligenza diversi da quelli valorizzati dalla società. Invece di continuare ad ignorare la creatività individuale nelle nostre scuole, propone Robinson, dovremmo attribuirle lo stesso status che concediamo all’alfabetizzazione.
A questo proposito, Robinson racconta una storia molto buffa:
una bimba di sei anni è a scuola e sta disegnando; mentre è tutta intenta nella sua creazione la maestra si avvicina e, affascinata da tanta dedizione, le chiede “Cosa stai disegnando?” e la bimba risponde “Sto disegnando il volto di Dio”. La maestra sorpresa dice “Ma nessuno sa com’è fatto Dio” e la bimba risponde “Lo sapranno fra un minuto”.
“Il punto di questa storia è che i bambini osano sempre“.
Anche quando non sanno cosa stanno facendo o dicendo, ci provano comunque. Non hanno paura di sbagliare. Con questo non voglio dire che sbagliare è la stessa cosa di essere creativi. Però sappiamo che quando non si è preparati a sbagliare non è possibile dare vita a qualcosa di originale. Il guaio è che una volta che i bambini diventano adulti, molti di loro hanno perso questa capacità.
Ma cos’è questa di cui tanto si parla?
La creatività è quel processo intellettuale che ci permette di individuare soluzioni originali per situazioni che non siamo in grado di affrontare in uno specifico momento. La creatività può essere espressa in qualsiasi campo, artistico e non.
Il principio stessa della creatività riguarda infatti il riuscire a risolvere un problema senza utilizzare strategie apprese in precedenza, ma producendo una soluzione originale prodotta attraverso una ristrutturazione del campo percettivo-cognitivo. Spesso infatti osserviamo il problema solo da un’angolazione, lo svisceriamo senza trovarne una soluzione, ma solo nel momento in cui, a volte per puro caso, riusciamo a cambiare la nostra prospettiva su di esso, allora si aprono le porte alla soluzione.
Questa è la creatività.
Ma perché i nostri sistemi di educazione sono tanto allergici alla creatività?
Il perché è semplice, risponde Robinson: “Ogni sistema pubblico di istruzione esistente su questo pianeta funziona secondo una gerarchia di materie… In cima a questa gerarchia c’è la matematica e le lingue, poi le materie umanistiche, e alla fine ci sono le materie artistiche… Ma non solo, in tutti i sistemi esiste anche una gerarchia all’interno delle materie artistiche dove arte e musica ricevono lo status più alto rispetto a materie come teatro e danza. Infatti non c’è una scuola sulla Terra che insegni danza ogni giorno allo stesso modo in cui viene insegnata la matematica. Perché? Perché no? Eppure i bambini ballano sempre… in più se ci pensate abbiamo tutti un corpo…”.
Visto da fuori, sembrerebbe che l’intero sistema pubblico di istruzione mondiale abbia il solo scopo di formare professori universitari.
Il sistema scolastico ha fissato dei criteri precisi per valutare le persone in base alla loro intelligenza e, definendo questi criteri, allo stesso tempo ha escluso la possibilità di considerare intelligenze alternative, modalità di conoscere il mondo diverse da quella standardizzata determinando così l’atrofizzazione del processo creativo nelle menti dei giovani studenti di oggi.
Il POG non può che sostenere il pensiero di Ken Robinson.
In concreto, attraverso l’Orientamento che svolge nelle scuole ogni anno, vuole focalizzare l’attenzione dei giovani studenti sul tema del “guardarsi anche da un’altra prospettiva”, cioè di saper valorizzare aspetti, capacità, desideri, attitudini sui quali inizialmente non pensiamo di poter puntare, alimentando quindi la nostra creatività.
Crediamo nella diversità, o meglio, nell’unicità delle persone.
Crediamo che seguire i propri sogni con tenacia possa farsi che un giorno possano diventare il nostro lavoro.
(Vedi anche la Ted conference di Ken Robinson)
https://www.ted.com/talks/ken_robinson_says_schools_kill_creativity?language=it