Osservando il mondo giovanile contemporaneo non si può fare a meno di scorgere quanto stia velocemente cambiando l’universo della conoscenza e con esso quello valoriale, comunicativo e relazionale. In conseguenza di questo, ci si interroga sull’ “urgenza educativa” della nostra società, sulla diffusa condizione di disorientamento giovanile, sulla tendenza omologata intorno a derive narcisistiche ed individualiste, sulla pervasività di una post modernità culturalmente e moralmente instabile ed appiattita.
Da questa osservazione nasce l’intuizione del POG. Il Progetto Orientamento Giovani ha inizio proprio dall’idea di un gruppo di amici, provenienti da percorsi formativi diversi ma uniti da una stessa riflessione: l’esperienza di crescita vissuta all’interno di realtà differenti, ha permesso loro di comprendere l’assoluta importanza di conoscere se stessi, di guardare alle cose semplici ed essenziali della vita, di esplorare le profondità della propria identità, giungendo così ad una sintesi: “in educazione le cose accadono, non si dicono” (Nembrini). Da questi due semi, l’osservazione della condizione giovanile e l’esperienza vissuta, germoglia il desiderio di poter dare un autentico sostegno alle nuove generazioni: creare un percorso orientativo animato da un fine esistenziale.
Il progetto propone un viaggio attraverso tre domande fondamentali al fine di presentare un percorso pedagogico-orientativo indirizzato agli studenti delle scuole superiori che si preparano alla scelta universitaria o lavorativa. Dove sono? Chi sono? Quali strade posso intraprendere? La convinzione e la certezza che anima ed alimenta i fondatori è quella che ogni educatore ha il compito di far emergere la bellezza racchiusa in ogni ragazzo, la bellezza di “diventare ciò che sei”.
Questo è il tipo di orientamento di cui il POG vuole farsi portatore, un cammino che: guidi i ragazzi in un auto definizione della propria identità tramite la chiave interpretativa di una relazione educativa; poiché l’essere umano ha bisogno di relazioni che lo risveglino alla coscienza di se stesso, che lo avviino alla vita culturale, morale e spirituale, cioè che lo introducono nel mondo e lo aiutino a farne un esperienza sensata.
Accompagni i giovani nella capacità di intraprendere una scelta tramite l’educazione dell’intelligenza e all’intelligenza, ossia come “attivazione delle capacità intellettuali di ascolto, di interrogazione e di comprensione e, quindi, delle capacità razionali di ragionamento e di argomentazione che evitino il blocco della mente sul caleidoscopio delle informazioni, sull’immaginario virtuale, sulla comunicazione informatica, senza nulla togliere all’utilità strumentale di queste cose. […] Incrociare profondità ed estensione del sapere è essenziale alla formazione di un cittadino del mondo contemporaneo, per evitare superficialità e fondamentalismo e per mettere in grado di unire mentalmente verità e complessità”. (La sfida educativa)
Infine, si vuole spronare il giovane ad aprire nuovi orizzonti sui propri desideri, affinché questi non siano la semplice espressione di un appagamento d’impulsi o voglie, ma un’aspirazione alla vita buona e piena che chiamiamo felicità. Il verbo “desiderare” implica l’uscire da sé per incontrare l’altro, mette in relazione, spinge a guardare in alto. Come dice V. Andreoli: “Il desiderio è la pista di volo senza la quale non ci si alza e la visione del mondo e di se stessi nel mondo rimane fortemente amputata”. Proprio questa prospettiva di desiderio il POG vuole suscitare nel cuore dei ragazzi, una visione di un senso pro-gettuale della vita, ossia del gettare se stessi al di là di se stessi.
Per questo motivo il desiderio non può rimanere ancorato ai piccoli piaceri individualisti ma, al contrario, deve aprirsi verso vasti e significativi orizzonti entro cui collocare e valutare scelte e preferenze personali ricche e non banali, né appiattite. Il Pog nell’esperienza vissuta ha conosciuto e toccato con mano la grande responsabilità del prendersi cura dell’altro. Attraverso le modalità di presentazione delle dinamiche proposte, l’intima serietà dei temi affrontati, il rapimento sincero davanti ai cuori induriti dei ragazzi, essi hanno acquisito dignità, si sono riconosciuti apprezzati, non giudicati, ascoltati e questo ha permesso di far cadere qualche maschera, di identificarsi in un libero incontro e di entrare nella verità di loro stessi.
Abbiamo veramente sperimentato la bellezza generativa dell’Educare